WWF: "la Terra non ci basta più, ne servirebbero due"

Pubblicato il da Beppe

 

Consumiamo troppo e risorse naturali non fanno in tempo a rigenerarsi. Continuando così, presto avremo bisogno di due pianeti.

 

Non è positiva l'edizione 2010 del Living Planet Report, il rapporto biennale stilato dal WWF insieme alla Zoological Society di Londra e al Global Footprint Network. Per dirla in breve: consumiamo le risorse naturali più in fretta di quanto queste riescano a rigenerarsi.

 

Attualmente è come se utilizzassimo le risorse di un pianeta e mezzo; nel 2030, secondo le previsioni del WWF e mantenendo questi ritmi, avremo bisogno di due pianeti per soddisfare i nostri bisogni ma il problema, naturalmente, è che di pianeta ne abbiamo solo uno, a meno che il pianeta Gliese 581g non sia davvero un gemello della Terra (e posto di riuscire a raggiungerlo).

                                           WWF Living Planet Report 2010 due pianeti

 

Nell'attesa di saper viaggiare alla velocità della luce per poter consumare senza criterio le risorse di tutta la galassia, il WWF propone una ricetta alternativa: controllare i consumi, riducendo l'impronta ecologica di ogni abitante.

Con impronta ecologica si intende, in breve, l'area necessaria per rigenerare le risorse utilizzate e assorbire i rifiuti; per non aver bisogno di pianeti supplementari da spremere bisognerebbe ridurre l'impronta a 1,8 ettari globali per abitante. In altre parole, le risorse di 1,8 ettari (mare e terra calcolati insieme) dovrebbero essere sufficienti per soddisfare i bisogni di una persona ed eliminare i suoi scarti.

 

Per ora, le cose vanno molto diversamente: negli Emirati Arabi Uniti, per esempio, l'impronta ecologica è di 9,5 ettari (il che fa di quel Paese la nazione con l'impronta ecologica più pesante), mentre in Italia siamo a 4,15 ettari (situandoci al ventinovesimo posto).

 

Per come vanno le cose adesso, si utilizzano le risorse presenti in una zona fino a esaurirle, e poi semplicemente ci si sposta in un'altra, seguendo lo stesso procedimento; buonsenso e difesa delle biodiversità vorrebbero che il consumo fosse fatto in maniera tale da permettere a dette risorse di rigenerarsi, senza azzerarle completamente.

Ciò vale sia per l'abbattimento delle foreste o per la pesca, ma anche la cosiddetta impronta idrica (che riguarda il consumo di acqua) è in aumento costante.

 

Presentando i dati qui riassunti, il direttore scientifico del WWF  Italia, Gianfranco Bologna, ha spiegato che ciò "dimostra chiaramente l'insostenibilità dei modelli economici sin qui perseguiti, basati su una crescita materiale e quantitativa continua". E ha poi aggiunto: "Nella nuova economia ecosostenibile, il pensiero economico deve comprendere l'attenzione per gli esseri umani e per i sistemi naturali del pianeta, tra di loro indissolubilmente legati".

 

Le conseguenze pratiche sono ancora una volta evidenti: "Dobbiamo imparare a vivere nei limiti delle risorse dell'unico pianeta che abbiamo" sottolinea ancora Bologna "e per fare questo chi ha uno stile di vita consumista deve limitare consumi e sprechi".

Il WWF ha a questo scopo stilato il decalogo della Green Economy, pubblicato sul suo sito, nel quale si trovano indicazioni sulla necessità di investire nel capitale naturale, scegliere l'energia pulita e pianificare l'utilizzo del territorio.

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